Yoga e adolescenza

“La via della consapevolezza come scelta pedagogica per favorire la nascita sociale delle nuove generazioni”

 

La filosofia dello yoga, e la sua ricerca di un’unità tra mente e corpo, è particolarmente adatta a fronteggiare il senso di disgregazione e dispersione tipico della fase adolescenziale.

L’adolescenza rappresenta la fase “critica” della vita, spesso caratterizzata dall’insorgere di problematiche di tipo narcisistico (es. tendenze autolesive, disturbi della condotta, disturbi alimentari, tossicodipendenze e dipendenze senza sostanze, disturbi di personalità e altri disturbi che rimandano ad una condizione di disagio) e da importanti trasformazioni a livello fisico (il corpo cambia e spesso i ragazzi si sentono “indefiniti” e privi di un’identità). In adolescenza il corpo viene spesso percepito come nemico, persecutorio, e viene ripudiato; ma al contempo diviene la “roccia a cui ci si aggrappa”, il palcoscenico nel quale le dinamiche interne del profondo vengono inscenate. La dismorfofobia sta diventando uno dei principali incubi della fase adolescenziale: l’autostima scarseggia e le ossessioni per qualunque imperfezione corporea iniziano ad affollare la mente di ragazzi e ragazze, mentre il corpo si trasforma in arcipelaghi di “isole psicotiche” (Rosenfeld, 2003), ovvero parti inconsapevoli del Sè.

Le dinamiche emergenti di progressivo ritiro sociale (che, nella sua forma più estrema, definisce i ragazzi “Hikikomori”; letteralmente “stare in disparte, isolarsi”) prevedono o l’assenza di contatto col mondo circostante o l’instaurarsi di “relazioni senza corpo”, qualora si utilizzi Internet come ponte tra la propria camera e l’esterno… Questo fenomeno interessa più i maschi delle femmine, nelle quali il proprio malessere trova voce nello sviluppo di disturbi della condotta alimentare.

I principali cambiamenti che caratterizzano la fase adolescenziale sono:

  • cambiamenti fisici: il corpo diviene lo scenario dove vengono espressi i conflitti adolescenziali;
  • cambiamenti cognitivi: vi è una forte attivazione del sistema limbico legata agli ormoni puberali e un progressivo sviluppo della corteccia prefrontale, che rappresenta il “centro direzionale”, svolgendo un ruolo fondamentale nei processi cognitivi e nella regolazione del comportamento;
  • cambiamenti affettivi e identificatori legati al progressivo distacco dalle figure di attaccamento.

A questi cambiamenti si accompagna spesso la vergogna, emozione sociale amplificata dai social media, che ricopre un ruolo fondamentale in adolescenza.

Attraverso la pratica dello yoga, incentrata sulla consapevolezza e sull’ascolto, i ragazzi intraprendono un percorso di conoscenza, accettazione e di trasformazione al tempo stesso.

Passando attraverso la consapevolezza dei propri desideri e dei propri valori, possono raggiungere il loro mondo interno, entrando in contatto con parti nascoste, soffocate, o semplicemente sconosciute, ponendo luce sulla loro vera vocazione e sulla loro essenza più autentica.

Attraverso lo yoga si raggiunge una condizione di equilibrio psicofisico e si impara ad affrontare con maggiore serenità e consapevolezza questa fase complessa della vita, armonizzando le parti del sè che tenderebbero ad operare in modo scisso e conflittuale all’interno della mente, accompagnando dolcemente i cambiamenti fisici e promuovendo il benessere del ragazzo all’interno della società.

Il lavoro con gli adolescenti diviene via via meno ludico e maggiormente incentrato sulla pratica degli āsana (posizioni) – e sul loro relativo significato simbolico[1] – sul pranayama (tecniche di respirazione), sulle tecniche meditative e sul rilassamento.

La pratica dello yoga stimola il contatto con il corpo, che aiuta i ragazzi ad affrontare l’intenso processo di identificazione:

  • il respiro – soffio vitale che attraversa il corpo come un fil rouge – agisce da conduttore e connettore, armonizzando le scissioni e accarezzando le aree non ancora definite, creando un ponte tra corpo e mente, facendo del due l’uno;
  • le tecniche di concentrazione e meditazione restringono il campo al senso di disgregazione e costituiscono un valido aiutante non solo nel processo di formazione dell’identità, ma anche nei diversi ambiti del quotidiano e nella realtà scolastica;
  • il rilassamento aiuta i ragazzi a permettersi di lasciar andare, di ammorbidire, di non pretendere troppo da se stessi, di non nutrire i mostri persecutori[2] che aleggiano nella mente e di onorare ciò che c’è, riconoscendo che in un mare in burrasca (come quello adolescenziale) caratterizzato dalla danza di imponenti onde, già il fatto di riuscire a tenere saldo il timone e di riconoscere la complessità delle mappe dei mari, rappresenta un buon ancoraggio di fiducia e serenità.

Diversi studi hanno inoltre dimostrato come lo yoga rappresenti uno strumento efficace nella prevenzione e nel superamento dei traumi in adolescenza.

 

 

[1] Parlando di “significato simbolico” facciamo riferimento all’aspetto nascosto, invisibile eppure sperimentabile degli āsana, che è anche il nodo cruciale dello yoga tout court, l’essenza che consente di differenziare una posa ginnica da una postura yogica. Associare ogni āsana ad una particolare figura o elemento ci consente di diventare maggiormente consapevoli del messaggio e delle potenzialità che esso contiene, passando progressivamente dal piano fisico ad un piano simbolico profondo.

[2] Quali: il mostro che minaccia l’autostima, il mostro ribelle, il mostro svogliato, il mostro bullo, il mostro del corpo che si trasforma, il mostro delle prime relazioni amorose, il mostro dell’autolesionismo, il mostro dell’anoressia/bulimia, il mostro della depressione e dell’ansia.